Mostra Italiens

“Italiens” è una mostra interattiva realizzata per conoscere, comprendere e valorizzare le mille contaminazioni presenti nella società multiculturale.

Di seguito una spiegazione approfondita dello svolgimento della mostra.

Mostra italiens

Stanza uno: dove siamo?

Materiali:
10 fotografie d’autore in formato 30x45cm (Marco Negro e Damiano Colla): le fotografie ritraggono persone in diversi ambienti del mondo inquadrate da lontano, in ombra oppure in piena luce e in viso. Risaltano ambienti diversi, volti e lineamenti diversi, abiti e azioni svariate tutto colto con l’occhio sapiente di due fotografi di professione.

Svolgimento:
I ragazzi arriveranno nella stanza troveranno distribuite per terra tutte le foto: verranno invitati a passeggiare liberamente tra le foto e a sceglierne una che più li ha colpiti. Seduti a cerchio saranno invitati a raccontare brevemente le sensazioni provate di fronte alla foto e le motivazioni che hanno portato alla scelta.

Finalità:
aiutare i ragazzi a individuare il focus del lavoro che li aspetta nelle diverse stanze e favorire il silenzio interiore e la concentrazione. I ragazzi potranno, attraverso la libera espressione di pensieri e sensazioni, incontrare luoghi e persone che non fanno parte della quotidianità. Questo dovrebbe essere un primo invito al decentramento.

Superficie necessaria:
Una stanza che possa contenere i ragazzi seduti in cerchio per terra.

Stanza due: che lingua parli?

La lingua fa entrare in contatto con mondi diversi, non è uno strumento universale. Ci si sente spaesati quando non si capisce l’altro. Quando si è appena arrivati in un altro paese, si vive questo spaesamento continuamente.
Ma c’è anche un’altra prospettiva: le lingue si incontrano, si fondono, mutuano parole di continuo, soprattutto con l’era della globalizzazione e del WEB… e allora nascono parole e linguaggi nuovi.

Materiali:
125 tessere colorate (giallo, arancione, azzurro, verde e fuxia) a rappresentare 5 frasi semplici tradotte ciascuna in cinque lingue differenti e divise in cinque categorie sintattiche.

Svolgimento:
I ragazzi saranno suddivisi in cinque gruppetti e ciascun gruppo lavorerà a ricomporre la stessa frase prima nelle cinque lingue differenti e, successivamente, dovranno mischiare tutte le parti sintattiche realizzando frasi che contengono una parte sintattica per lingua.
I ragazzi saranno portati a riflettere sulla ricchezza del corredo linguistico dell’umanità e ci potranno lavorare in modo giocoso: potranno con cartelli colorati comporre frasi in altre lingue e potranno mischiare le lingue tra loro dando vita a frasi fatte di tante lingue differenti.

Finalità:
I ragazzi potranno riconoscere la bellezza e la ricchezza della differenza nella dimensione linguistica. La presenza di compagni arrivati da altri paesi potrà essere di aiuto nel giocare a questa attività.
I ragazzi si renderanno conto della necessità di sviluppare delle competenze che permettono di comunicare tra le persone diverse nel mondo. Ma si renderanno anche conto che spesso la voglia di raggiungere un obiettivo, e, nella vita, la voglia di comunicare, il desiderio di entrare in relazione fa molto di più della conoscenza.
Giocando e riflettendo alla fine potranno magari scoprire che hanno già imparato a fare qualche passo in questa direzione: utilizzando il contesto come riferimento, qualche esperienza già fatto o qualche amicizia di scuola potranno far emergere delle competenze o delle intuizioni che li possono aiutare a comunicare tra persone di lingua differente.

Superficie necessaria:
Una stanza che possa contenere i ragazzi e cinque gruppi di lavoro intorno ad un tavolo o un tappeto.

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Stanza quattro: 100% italiano esiste?

Le culture si sono sempre meticciate. E un processo culturale e sociale che caratterizza l’uomo fin dalla sua comparsa: tutta la storia dell’uomo è leggibile in questa chiave. Non tutti gli incontri tra culture avvengono con facilità e non si può certo solo guardare la faccia felice della medaglia: incontrarsi tra “diversi” genera scontri,ansie, paura di perdere la propria identità, il proprio potere, un equilibrio raggiunto.
Sono spesso le giovani generazioni, in qualunque società, che precorrono i tempi, che superano i confini, che tornano indietro con le novità generando tensioni nel proprio ambiente culturale e sociale.
Nei linguaggi giovanili e delle culture in genere sono diversi i tratti, le abitudini, gli stili di abbigliamento e maquillage che caratterizzano ormai la nostra cultura, ma che arrivano da molto lontano.

Materiali:
11 coppie di immagini da ricostruire come un puzzle con dietro dei testi di approfondimento.

Svolgimento:
I ragazzi saranno invitati ad ammirare le fotografie a riconoscersi in alcuni usi o costumi e a generare delle coppie sensate. Potranno poi controllare l’incastro giusto ed utilizzare le didascalie dietro le foto per approfondire quel tratto culturale e apprenderne il significato per altre culture.

Finalità:
Con questa attività i ragazzi possono imparare come sia naturale il processo di meticciato che caratterizza il movimento delle culture fin dall’origine dell’uomo. Questo porta anche i ragazzi a riflettere sul fatto che l’identità non sia necessariamente costituita da caratteri fissi e derivanti esclusivamente dal proprio territorio o strettamente dalla propria cultura. Questa consapevolezza dovrebbe abbassare la paura dell’incontro con l’altro e dello scambio che dalla relazione interculturale ne deriva.

Superficie:
Una stanza che possa ospitare i ragazzi e un tavolo o un tappeto da mettere per terra.

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Stanza cinque: video “oltre il velo”

Il “velo” vuole essere non solo l’oggetto simbolo dell’Islam, sempre più spesso legato all’idea di
sottomissione femminile, a cui si guarda con paura, ma anche metafora del muro dei pregiudizi dietro il
quale spesso ci si nasconde e che impedisce di avvicinarsi all’altro. Andare “oltre” questo velo significa
abbattere il muro che divide culture e mondi diversi, superare le paure e scoprire che andare verso l’altro non comporta la perdita delle proprie radici ma anzi, spesso porta ad un arricchimento reciproco.
Il cortometraggio ha per protagonisti i ragazzi del GMI e affronta la questione del pregiudizio e del suo
successivo svelamento partendo dall’incontro di due donne, mamme, una italiana e una migrante di
religione musulmana che si troveranno inaspettatamente a trascorrere una giornata insieme

Materiale:
Cortometraggio su pregiudizi e stereotipi realizzato da Abacashì con la collaborazione della sezione novarese dei Giovani Musulmani d’Italia (GMI) per la regia di Valentina Sarmenghi, realizzato grazie al contributo della Fondazione Comunità per il novarese.
Il video è visionabile su YouTube al link: http://www.youtube.com/watch?v=HbzBI5rxxEA verranno messi i sottotitoli per consentire anche la visualizzazione dei dialoghi.

Svolgimento:
I ragazzi sono invitati a guardare il video e le interviste delle ragazze protagoniste del video . Al termine del video sarà possibile confrontarsi sul tema del pregiudizio.

Finalità:
Il cortometraggio permette ai ragazzi di riflettere sull’insensatezza degli stereotipi e su come la paura dell’incontro con chi è diverso da noi impedisca la conoscenza dell’altro.
Nel video vengono rappresentati momenti di vita quotidiana in cui con “sottile ironia” si mostrano gli atteggiamenti di distacco che spesso si hanno verso i migranti, questo permette ai ragazzi di riconoscersi negli atteggiamenti rigidi e giudicanti della protagonista italiana e contemporaneamente di veder de-costruiti e falsificati tutti i pregiudizi.

Superficie:
Una stanza che possa contenere i ragazzi e il supporto video.

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Stanza sei: il pregiudizio è un conflitto che va riconosciuto?

Dopo aver preso in considerazione l’identità in una prospettiva che favorisce una concezione fluida, in
movimento e in continua contaminazione, diventa necessario far sperimentare ai ragazzi quei meccanismi psico-sociali che generano il pregiudizio e che lo fissano in immagini stereotipate. “Terrone”, “zingaro”, “albanese”, “negro” diventano quel “sapere e sentire comune” facilmente accessibile, veloce e
rassicurante che si trasforma in conoscenza e certezza nelle persone che non fanno della relazione e
dell’esperienza una fonte attendibile di conoscenza.
Il pregiudizio è concepito da qualcuno ma è contemporaneamente subito da qualcun altro, che si sente tutti i giorni nel mirino di una società, di un gruppo di pari che non conosce, che magari non capisce e da cui viene osservato, deriso e messo ai margini.

Materiale: 4 cabine elettorali, cuffie ed MP4

Svolgimento:
I ragazzi saranno invitati ad entrare all’interno delle cabine elettorali singolarmente: si isoleranno quindi dal gruppo e indosseranno delle cuffie con cui potranno ascoltare frasi registrate con toni aggressivi, pronunciate da persone differenti (adulti, bambini, ragazzi, persone anziane)e contenenti giudizi su comportamenti ed aspetti esteriori.
I ragazzi rimarranno nella cabina qualche minuto e, ascoltata la registrazione si porteranno in un altro spazio per aspettare che tutti abbiano fatto l’esperienza.
Al termine verrà dato spazio alle emozioni e alle sensazioni provate all’interno della cabina (attraverso un confronto verbale o la possibilità di esprimersi con carta, colori e penna) e verrà proposto un momento di confronto sul pregiudizio.

Finalità:
L’Attività intende far sperimentare, attraverso una simulazione (quindi in un ambiente/contesto protetto), le emozioni e le sensazioni di ansia, paura e spaesamento che si provano ad essere oggetto di pregiudizio da parte degli altri.. Attraverso questa esperienza dovrebbe essere facilitata l’immedesimazione verso chi, quotidianamente, viene emarginato, deriso e discriminato solo per la provenienza, lo stile di abbigliamento o di acconciatura, i tratti fisici e somatici, eventuali difficoltà psichiche o fisiche, abitudini o comportamenti sessuali.
La possibilità di “mettersi nei panni dell’altro” permette di agire su un piano differente da quello delle attività precedenti: la prossimità affettiva e l’empatia possono diventare motivazioni sufficienti per abbattere il proprio pregiudizio e per combattere e confutare gli stereotipi e le immagini negative sociali.

Superficie:
Sarà necessaria una superficie tale da poter ospitare 4 cabine (misura aperta 96x96x198h cm) più uno spazio adeguato per far confrontare i ragazzi alla fine della simulazione.

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Stanza sette: verso l’uscita

Al termine del lavoro di confronto e riflessione svolto durante la mostra, i ragazzi verranno invitati a
lasciare qualche pensiero e valutazione sul percorso svolto. Sarà un momento che, specularmente al
momento iniziale, serve a fermarsi, lasciare un momento si silenzio e sistemare e ritrovare il senso
complessivo dell’esperienza fatta.
I ragazzi lasceranno la mostra volutamente senza soluzioni, ricettine, decaloghi ma, con una vision, con
prospettive e sguardi differenti attraverso cui filtrare e confrontarsi con la realtà.
Ecco quindi gli occhiali, immagine simbolo della mostra scelti come logo del percorso stesso e messi in
mano ai ragazzi in questa ultima stanza
.

Materiali:

mascherine da indossare simbolo della mostra.

Svolgimento:

Verranno tutti invitati a valutare a caldo il lavoro svolto e a lasciare un breve commento libero sull’esperienza e sulle emozioni vissute, sui propositi post mostra. A ciascun ragazzo verrà consegnato un paio di occhialini di cartone simbolo della mostra e verrà fatta una foto di classe da lasciare in archivio alla mostra e che verrà inviata anche alla scuola. È un momento di conclusione importante non solo per la classe, l’insegnante che ha accompagnato i ragazzi ma anche per gli organizzatori che possono raccogliere feedback utili al miglioramento della mostra stessa.

Finalità:

è il momento in cui attraverso la mascherina che viene regalata ai ragazzi, il conduttore cerca di riconoscere nel cambiamento di prospettiva, di sguardi la chiave vincente per affrontare la costruzione della propria identità e l’avvicinamento all’identità degli altri. Cambiare punto di vista, mettersi in gioco continuamente, accettare il conflitto, mettere in discussione le proprie certezze e i propri pregiudizi è l’unica via per crescere e far parte di una umanità che, fin dal suo principio, si è dovuta confrontare con la differenza in modo più o meno conflittuale.

Superficie:

sarà necessario uno spazio che possa ospitare i ragazzi seduti per terra.

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Questi due video sono stati realizzati in occasione della mostra:

https://youtu.be/fZQaN08LETk
https://youtu.be/fsT1plIbAlY